Fico è Fico?

Giorgia Olivieri
6 min readNov 9, 2017

Dopo una mezza giornata a passeggiare nella Disneyland del cibo io non ho ancora la risposta

Non solo mortadella, al contrario di quello che si possa pensare. Foto di Guido Calamosca.

“Prima voi”. Stamattina tra un operaio che metteva la fuga alle mattonelle e un elettricista che avvitava le lampadine, la Disneyland del cibo ha aperto i battenti con una settimana scarsa di anticipo per permettere a un’orda di giornalisti di vedere in anteprima ciò su cui almeno la metà della gente intervenuta non avrebbe scommesso un centesimo.
Invece FICO, la Fabbrica Italiana Contadina è realtà, e dal 15 novembre tutti vi potranno scorrazzare in lungo e in largo. Con i suoi 100.000 metri quadrati dedicati a tutti gli aspetti che riguardano il cibo e alla cucina italiana, dal produttore al consumatore, Eatalyworld (così FICO sarà comunicato all’estero) diventa il parco agroalimentare più grande del mondo. La sede di questo miracolo è Bologna: per l’occasione sono arrivati giornalisti da ovunque, molti dei quali da Milano. Può piacere o non piacere, ma ai milanesi negli ultimi anni tocca scendere spesso quaggiù. Smarriti in una coda democratica che stamattina come la morte ha livellato tutti, alcuni si sono dimostrati piuttosto insofferenti di fronte alla procedura per accreditarsi. Certo, questa è proprio un’accoglienza che indispone. Sembra di stare alla cassa del supermercato. Non si poteva fare l’accredito on line, rumoreggiano i due dietro di me che stavano per squadernare il voi non sapete chi siamo noi ma, nelle ore successive probabilmente ammansiti dal buon Oscar Farinetti, hanno dimostrato un buon appetito durante tutta la giornata.

Il patto di FICO. Foto di Guido Calamosca.

Farinetti infatti è un po’ il deus ex machina dell’operazione: stando a quanto raccontato durante la conferenza stampa degna di un Festival di Sanremo, tutto ha origine dall’idea del presidente del CAAB Andrea Segrè e l’allora ex vice-sindaco Silvia Giannini: il mercato agroalimentare aveva spazio a sufficienza per creare una “cittadella del cibo”. La creatività e il colpo da maestro ce l’ha messa il fondatore di Eataly, una specie di Japino vestito da Marchionne, che ha dato una bella spolverata di coolness e paraculaggine a ciò che rischiava di diventare un tagliere di 10 ettari se lasciato completamente nelle mani sbagliate.

Farinetti gioca con la carota. Foto di Guido Calamosca.

Farinetti è un tale affabulatore che riuscirebbe a venderti un mattone incartato dicendoti che è un iPhone X e tu saresti pure contento, anzi, cominceresti a telefonarci. Lui è uno che si diverte e fa divertire anche te. Abbandonato il nostro gruppo numero 14 per la visita, ci siamo intrufolati nel tour facendoci guidare da Farinetti in persona. Mentre parlava del gioco interattivo con cui potevi scoprire quando è nata la carota mi è venuto spontaneo guardare nella patta dei pantaloni se mai qualche vegetale gli stesse nascendo dentro le braghe: era letteralmente innamorato di quello che diceva, quello che in qualche modo aveva pensato lui, coordinato da Tiziana Primori che di FICO è l’amministratore delegato.

Qui è dove si vede che sono alta circa un maiale e un tacchino. Foto di Guido Calamosca.

Le “giostre”, così si chiamano gli spazi educativi che ti raccontano il rapporto dell’uomo con il fuoco, gli animali, la terra, il mare, vino, birra e olio, e il futuro, sono effettivamente molto belle. Tecnologia alla Black Mirror per quiz, ruote della fortuna e giochi interattivi per far conoscere, teoricamente ai bambini (ma anche agli adulti non farebbe male una ripassata) il mondo dell’agricoltura, degli animali e del cibo. Inoltre fuori, ci sono delle stalle vere e proprie dove si possono vedere dal vivo mucche, vitelli, maiali, cavalli, pesci, conigli e galline. Li vedi lì che mangiano e fanno muuuuuu, come quel cilindro che giravo nella macelleria con cui andavo da bambina con mia madre. Poi entri dentro FICO e il maiale è diventato San Daniele, la pecora arrosticino e il pollo una gustosa pietanza. A dire il vero, visto così mi sembra il posto ideale per diventare vegetariani (e per chi lo fosse dentro c’è Giardino, cucina mediterranea plant-based).

Joe Bastianich uno di noi. Foto di Guido Calamosca.

“FICO nasce per parlare di cibo, dall’inizio però, di solito si parla di chef” spiega Farinetti “qui noi vi mostriamo l’agricoltura, l’allevamento, la fabbrica, la trasformazione e la tavola, tutta la filiera”. Sono 40 le fabbriche di alimentari in funzione, non sono lì per finta. Si può vedere come si fa il formaggio, il panettone, la mortadella, la birra, il gelato grazie alla presenza di brand importanti come Granarolo, Carpigiani, Baladin, Lavazza, Mutti, solo per fare qualche nome (l’elenco completo qui https://www.eatalyworld.it/it/fabbriche).

Foto/Industria a Fico. Fabbrica Granarolo. Foto di Guido Calamosca.

Altrettanti sono i punti ristoro, più o meno preziosi: si va dallo chef stellato Enrico Bartolini al Mare di Guido di Rimini, dalla pizzeria Rossopomodoro al chiosco della porchetta di Renzini e quello delle eccellenze marchigiane. Tra mercati e botteghe (si possono comprare dalle piante ai libri fino alle biciclette passando per le cucine Scavolini) e rivendite dei prodotti delle fabbriche presenti, chi vuole fare dello shopping enogastronomico, non ha che l’imbarazzo della scelta. Prendete un Eataly qualsiasi (fategli fare un giro al Centro Borgo o all’Esselunga) e moltiplicatelo alla n. Il rischio di uscire da lì e diventare respiriano è concreto. Per girarlo tutto ci sono addirittura le biciclette, vien da chiedersi se ci sono anche i vigili vestiti da contadini.

Il mare a Bologna. Foto di Guido Calamosca.

Non vergognatevi di parlarne bene” invita Farinetti dal suo pulpito rivolto a millemila giornalisti presenti alla conferenza stampa perché lui sa benissimo che molti di quelli in sala hanno la puzza sotto il naso. Ce l’aveva anche lui, racconta, quando ha visitato Disneyland poi ha visto che sono riusciti a fare gli americani con Paperino e allora lì gli è venuta l’illuminazione. Non c’ha mica tutti i torti lui che la sa lunga e parla costantemente di posti di lavoro da creare che pare Berlusconi, sa bene che potrebbe essere difficile portare 6 milioni di visitatori da tutto il mondo al Pilastro. Tuttavia, dopo l’esperienza dell’Expo potrebbe anche farcela.

Farinetti e sullo sfondo la sua creatura. Foto di Guido Calamosca.

Io personalmente non fremo per tornarci ma penso che per le famiglie sarà una bellissima esperienza. FICO ti offre una combinazione win-win: te genitore di puoi sbronzare e abbuffare facendo le tappe della via crucis e i bambini possono imparare che da un cavallo e un’asina nasce un bardotto e che l’origine della carota è in Afghanistan. Il tutto facendo girare l’economia. Io potrò anche essere un po’ fighetta e storcere il naso ma oggi per la prima volta, a 40 anni passati, ho visto come è fatto il luppolo. Non tutto FICO quindi viene per nuocere.
Per saperne di più: www.eatalyworld.it

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Giorgia Olivieri

Giornalista, scrive quello che vede come se fosse al bancone del bar. Marchigiana, vive a Bologna da troppo tempo.